Fabrizio de André - Il testamento di tito
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Capo: 6
Tuning: E A D G B E
[Intro]
EmNon avrai altroBm DiCo all'infuoriG dCi me spessoD mi hai Gfatto pensare
Emgenti diBmversCe venute dGallC'est dicevanDo che in foGndo era uguale:
creCdevano ad uDn altro GdiveBmrso Cda te, non Dmi hanno Gfatto del male,
creCdevano ad uDn altro GdiveBmrso Cda te, non Dmi hanno Gfatto del male.
EmNon nomBminarCe il nomeG dCi Dio,D non noGminarlo invano.
EmCon un coBmltellCo piantato Gnel fiaCnco gridaDi la mia pena
ed il suo Gnome:
ma Cforse erDa stancGo, Bmforse tropCpo occupato, Dnon ascoltò
il mio doGlore;
ma Cforse erDa stanco, forGse troppBmo lontano,
Cdavvero lDo nominaiG invano.
EmOnora ilBm padre eCd onoraG la maCdre, e onora Danche iGl loro bastone:
Embacia laBm mano chCe ruppe il Gtuo naCso perchDè le chiedGevi un boccone.
CQuando a miDo padre sGi ferBmmò il Ccuore, nDon ho Gprovato dolore,
Cquando a miDo padre sGi ferBmmò il Ccuore, nDon ho Gprovato dolore.
EmRicordaBm diC santificareG le CfesteD, facile Gper noi ladroni,
Ementrare neiBm templCi che rigurgiGtan saClmi di schiavi
e dei Dloro paGdroni,
Csenza fDinire Glegati aBmgli altaCri DsgozzatGi come animali,
Csenza fDinire Glegati aBmgli altaCri DsgozzatGi come animali.
EmIl quintoBm diceC "non devGi rubaCre", e foDrse io lG'ho rispettato
Emvuotando in sBmilenziCo le tasche Ggià gonCfie di quelli
che avDevan rGubato:
ma Cio senzDa leggeG rubai inBm nome mio, Cquegli aDltri neGl nome di Dio,
ma Cio senzDa leggeG rubai inBm nome mio, Cquegli aDltri neGl nome di Dio.
EmNon commettereBm attCi che non siGano puri,
cioCè non dDisperdere Gil seme
EmFeconda unaBm donnCa ogni volta chGe Cl'ami cosDì saraiG uomo di fede.
Poi lCa voglia sDvanisce ed Gil figBmlio rimane
e Ctanti ne Duccide Gla fame.
Io Cforse ho cDonfuso il GpiacereBm e lC'amore ma nDon hoG creato dolore.
EmIl settimoBm diceC "non aGmmCazzare se dDel cielo vuGoi essere degno",
EmguardatelaBm oggi questCa leggeG di Dio
tre Cvolte inchDiodata nGel legno.
CGuardate lDa fine Gdi quelBm NazzCareno, un lDadro non Gmuore di meno!
CGuardate lDa fine Gdi quelBm NazzCareno, un lDadro non Gmuore di meno!
EmNon direBm falsCa tesGtimonianzaC ed aiutaliD ad ucGcidere un uomo...
EmLo sanno a mBmemoriCa il diriGtto Divino,
ma CscordanDo sempre il Gperdono.
CHo spergDiurato Gsu Dio e suBml mioC onore e nDo non nGe provo dolore,
Cho spergDiurato Gsu Dio e suBml miCo nome e nDo non nGe provo dolore.
EmNon desidBmerarCe la roba deGgli Caltri, nDon desidGerarne la sposa...
EmDitelo aBm quelliC, chiedeteloG ai pochi
che Channo unDa donna e qGualcosa
Nei lCetti deglDi altri gGià caBmldi dC'amore nDon ho Gprovato dolore.
L'invCidia diD ieri nGon eBm' già finitaC, sta' sDera v'iGnvidio la vita.
EmMa adesso cheBm viene lCa sera edG il buio,
mi Ctoglie il Ddolore dagGli occhi.
EmE scivola ilBm sole al dCi là deGllCe duneD a violentGare altre notti:
Cio nel vDedere queGst'uomBmo che Cmuore, Dmadre iGo provo dolore;
Cnella pDietà che nGon cede Bmal raCncore, madrDe ho impGarato l'amore.